DO DE AGOSTO FESTA DEi OMENi

Sulla veridicità della data, nulla è certo.
Si racconta che sia la festa dei “gioielli di famiglia” termine affettuoso dato ai genitali maschili, da qui la festa di chi li scarrozza in giro per il mondo.


Iniziamo con la precisazione che questa festa è circoscritta nel Nord Italia e più precisamente sull’arco alpino.
Da una mia veloce ricerca è emerso che Dino Coltro nel suo “parole perdute” datasse la nascita nell’ ultimo periodo della Serenissima, “quando soldati e ufficiali francesi – scrive – portavano calzoni attillatissimi che lasciavano intravedere le parti virili. Pare che una ordinanza abbia obbligato i militari a sistemare “les deux a gauche” per motivi estetici e di decenza”.
Quindi  da “deux a gauche” a “Do de agosto” il passo è breve, per un veneto!

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Bene finiti i cenni storici, a me cari, veniamo alla parte culinaria della giornata, tradizione vuole “el polastrelo in tecia e faxoli strucà” pollo e fagioli in umido, cotti separatamente.
Di buon mattino ho scongelato il pollo ruspante dei colli Castellari (una mia nuova scoperta) e i fagioli del basso vicentino.

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Pronti via, seziono il pollo (ammetto la mia totale inettitudine nel farlo) in varie parti.
Mettiamo in una casseruola un po’ di olio buono 2 becche d’aglio, uno scalogno intero con 2 chiodi di garofano conficcati, una cimetta di salvia, un rametto di rosmarino, un po’ di sedano e alcune bacche di ginepro. In poche parole il “veneto in tecia”…
Scaldiamo il tutto senza farlo rosolare eccessivamente, mettiamo il pollo e lo facciamo saltare per bene a fuoco bello vivo regolando di sale. Una volta che il “polastrelo cambia siera” aggiungiamo una dose, diciamo generosa, di vino bianco buono,  lasciamo sfumare l’alcol per alcuni secondi per poi mettere il coperchio. Lo lasceremo pippare al minimo fino a cottura ultimata (dipende dal pollo, al mio che è ruspante serviranno almeno un paio d’ore buone).

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I fagioli, in acqua con un pezzo d’alga kombu (non è propriamente alpina ma fa molto bene), la mia nonna ci metteva anche una cotica di un prosciutto (bene le tradizione vanno mantenute e quindi…) e una volta cotti viene il bello. In un pentolino, olio buono, spicchio d’aglio, un’acciughetta e poi l’ingrediente segreto, un battuto di lardo e rosmarino.

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Tutto a rosolare per bene, aggiungiamo 1 cucchiaio di farina/maizena e l’intruglio maggggico è pronto. Versatelo nella pentola di cottura ancora calda. Come per magia i semplici fagioli lessi si trasformeranno in una delizia ruffiana e profumatissima,una sorta di pozione del druido in Asterix e Obelix (io sono Obelix).

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Il perché di questo menù non sono riuscito a capirlo e decisamente non lo trovo molto da “do de agosto” ma va così…
Buona festa a noi.