Stiamo ultimando un progetto nella nostra Gambugliano, ci stiamo lavorando da un po’ ed è per questo che abbiamo latitato dal nostro blog.
Ora lentamente torneremo a scrivere e a raccontarvi, a impastare storie e sfornare immagini.
Re-iniziamo quindi con il coniglio!
Siamo rimasti per un anno intero senza la nostra gloriosa cucina economica ed eravamo in astinenza da cibo cotto a legna.
Il coniglio dev’essere giovane per avere una carne profumata e dolce, di conseguenza nessuna marinatura.
Mettiamo nella sua pancia, per lungo, un paio di fette di pancetta con del sale, salvia e rosmarino. All’esterno per accompagnare e aromatizzare metteremo uno scalogno, un paio di carote a pezzettoni, alcune bacche di ginepro e un chiodo di garofano.
Ancora nostalgici delle feste e del clima natalizio abbiamo provato ad aggiungere al mix di spezie un pezzetto di cannella, quella vera, che si presenta come la corteccia di un albero, poi olio buono e tutto in forno.
Le tempistiche qui non hanno nulla di razionale, tutto è legato al fato e alla natura. Il tipo di legna, la sua umidità, la pezzatura, gli agenti atmosferici (bassa o alta pressione), la memoria (ricordarsi di tenere alimentata la stufa) insomma niente di preciso, tutta poesia.
Mattia un giorno l’ha definita una cucina rilassata e questo è tutto.
Mentre nel forno cuoce il leporide, ai piani superiori facciamo rosolare le frattaglie per l’aperitivo: un filo d’olio, un po’ di peperoncino, alcuni semi di finocchio, sale e pepe. Per primi metteremo il cuore e i reni, per ultimo il fegato. Non ci vorrà molto.
Un crostone di pane per fare la scarpetta nella padella con un buon bicchier di vino (in questo caso un regalo speciale dell’amico dottor Roberto) è uno dei migliori aperitivi al mondo!
Dimenticavo il contorno: patate, del nostro vicino di casa Sebastiano, tagliate a pezzettoni in una seconda teglia sopra o sotto a quella del coniglio e un grande classico della domenica in casa Marchesini è servito.