E come ogni anno arriva la Pasqua, nella storia la religione vuole il sacrificio di un agnello per risparmiare la vita dei primo geniti d’Israele.
Ora che qualche anno è passato, la tradizione si mantiene viva solo a livello gastronomico.
Con l’avvento dei social e il montare sempre più del “sentimento animalista” il consumo della carne di agnello o di capretto è drasticamente crollato.
Io posso anche capire che è molto carino il cucciolo di pecora lanoso, e la capretta coccolona fa molta tenerezza, ma anche in natura i primi ad essere mangiati sono i cuccioli. L’equilibrio dell’eco sistema si mantiene in equilibrio grazie anche a questo.
Il mio punto di vista è ateo e decisamente carnivoro, quindi devo dire che sto dalla parte del pastore e del macellaio.
Accolgo quindi con piacere l’invito di Tiziana Nogara, un’amica e una “Macellara” DOC, nel raccontarvi questa ricetta di una semplicità unica.
L’agnello in questione è della razza Brogna dei Monti Lessini, ha una carne davvero fantastica dal punto di vista nutritivo, è ricca di sali minerali e ferro, straripante di proteine buone e risulta molto digeribile, non a caso è indicata per i bambini.
L’allevamento è decisamente naturale e privo di estrogeni, antibiotici e tutte le schifezze che vengono utilizzate in moltissimi allevamenti intensivi di animali da carne.
Passano la loro vita, seppur breve, liberi al pascolo con la loro mamma, vagabondando per valli e colline.
Tornando alla cottura, il segreto è di non cuocerlo troppo, rosa è il suo colore perfetto.
Arancione dorato invece è il colore che assume la crosticina esterna, come si evince dalla foto.
Io lo adoro al forno, in questo caso a legna della cucina economica, su un vecchio tegame di alluminio.
I gregari sono: alloro, rosmarino e aglio, olio e sale quanto basta.
Durante la cottura per mantenere l’umidità di tanto in tanto possiamo bagnarlo con del vino bianco.
Non avendo nessuna bottiglia a portata di mano l’ho bagnato con del marsala e devo dire che la fortuna del principiante mi è venuta in aiuto anche questa volta….PERFETTO!!!
Il tempo di cottura dipende molto dal taglio, dalla temperatura, diciamo che il parametro che uso io è: quando e ben dorato in superficie l’interno sarà ancora sugoso e rosa.
Lo possiamo scaloppare e bagnare con del sughetto, aggiustiamolo con alcuni fiocchi di sale maldon e una macinata di pepe a piacere.
Un preconcetto su questa carne, come quella del capretto, è che sia troppo forte, l’odore sia cattivo e che il sentore di selvatico prenda il sopravvento.
Vi posso invece assicurare che se l’animale è stato allevato in natura e quindi con il solo latte della madre e l’età non superi gli 8/12 mesi, questo non potrà mai succedere. Molte volte spacciano per agnello la pecora adulta, molto più forte e molto più economica, ma questa è un’altra storia.
Buona Pasqua a tutti i nostri fan, e anche a chi non ci segue…