L’estate sta finendo e con lei anche la stagione di molta frutta come le pesche.
Sabato al mercato le si comprava a 1€ al kg ma la durata, anche se in frigorifero, si accorcia e come capita qualche volta “le me xè scappà” ma niente paura! in cuxina non si butta via nulla…o quasi!
Ben lavate e pulite dalle parti guaste, private dell’osso, le adagiamo su un testo antiaderente (forse il termine testo non è corretto ma al momento non mi sovviene il nome in italiano corretto;) per poi riempire il centro con un amaretto e infornarle a 180° per 30 minuti o comunque fino al leggero “appassimento” del frutto.
Dopo aver cotto e fotografato il mio piatto e mi accingo a scriverci il racconto, sbirciando nel web mi capita di leggere che in moltissime ricette altrui aggiungono un sacco di ingredienti a mio avviso superflui.
Mi spiego meglio, in questa preparazione alcuni mettono burro e zucchero, altri liquore, vin santo, cioccolato, uova e chi più ne ha più ne metta. Bene, vi assicuro che se le pesche sono di buona qualità, mature al punto giusto e forse anche più (come nel caso mio) l’amaretto è più che sufficiente a “condire” il tutto.
L’amaretto italiano è fondamentalmente un alimento ancora sano e ben fatto: zucchero, farina di mandorle sia amare che dolci e tuorli d’uovo. È un dolcetto decisamente dimenticato, un po’ snobbato.
È italiano e più precisamente di Saronno, croccante e friabile ben si accosta anche da solo come accompagnamento ad una tazza di caffè amaro.
Si differenzia dal morbido amaretto di Sassegno, in Liguria, di cui io vado matto.
Per me sono una droga e per questo evito assolutamente di comprarne confezioni bensì solo ogni tanto, quando li trovo sfusi, in quella carta leggermente oleosa e coloratissima che sembrano caramellone giganti, me ne concedo uno con sublime godimento per cotanta morbidezza, profumo e sapore.
Per tornare alla ricetta, si potrebbero cuocere anche in una pentola, coperte a fuoco basso, il risultato è di un dolcetto più umido e succoso… a piacere.
Termino questo racconto nell’ avvertirvi che anche questo dolcetto è pericoloso, di tutto il “testo” cotto ieri sera ad oggi non v’è più traccia.