OSTERiA DUE SPADE

Una serata piovosa e il piccolo chef con la sua corrispondente francese da scarrozzare alla cena di fine scambio culturale.

Direzione Schio, orario di cena, dopo qualche telefonata a vuoto ad un paio di contatti sulla piazza, io e Danijela ci mettiamo alla ricerca sul web di un posticino carino dove passare un paio d’ore in attesa della fine della festicciola italo-francese.

Sulla messaggeria trovo un messaggio della mia amica Barbara che mi consiglia un paio di posti, tra questi “Le due Spade”.

Non credo molto alle recensioni dei vari TripAdvisor&Co. Ma questo posto ispirava particolare fiducia, e abbiamo quindi deciso di andare a provarlo.

Da fuori non si riesce a vedere l’interno, oscurato da tendine bianche e pizzi vecchio stile. Sarà una vera e propria scoperta. Appena entrati ci troviamo in una vecchia osteria piena di ragazzi carini, diciamo “alternativi”, le età sono varie, sicuramente non teenager.

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Ci avviciniamo al banco e una bella ragazza dagli occhioni grandi ci accoglie con un bel sorriso. La location non lasciava decisamente intendere di essere un posto per mangiare, forse più un posto per bere. Le tavole non apparecchiate possono trarre in inganno…

Chiediamo se si potesse mangiare qualcosa e sempre con un sorriso ci risponde che si, facevano servizio di ristorante. Ancora incredulo chiedo: ma dove si mangia? La risposta: qui, vi apparecchio subito. I nostri sguardi si sono incrociati e la curiosità è stata più forte della titubanza.

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Tovaglietta, posate e un sacchettino con il pane buono appena affettato, classico pane con la mollica leggera detto pane della domenica. Insisto nel dire che un ristorante lo si può capire dal cestino del pane.

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Menù importante per corpo, diciamo una cucina del territorio e quindi sostanziosa. Spiccano gli gnocchi con la fioretta, già lodati nel nostro blog e uno dei nostri piatti preferiti ma ahimè avevamo fatto gli gnocchi con le rape a pranzo e quindi abbiamo declinato sul secondo. Le quaglie al forno con purè fatto in casa e patate.

Due calici di Valpolicella classico per iniziare.

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Le quaglia ha una carne molto leggera, secondo me assomiglia al coniglio e alle rane, per delicatezza e dolcezza. Sinceramente non ho chiesto la provenienza, ma vi assicuro che il piatto è stato magnifico. Cottura perfetta, morbide e sapide al punto giusto, per nulla unte o grasse. Due fettine di polenta di buona qualità erano i gregari delle due quagliette dalle cosce lunghe.

L’ambiente tutto attorno a noi si faceva sempre più festoso, altri commensali si sono accomodati sulle altre tavole a rendere il tutto molto “più ristorante “ di quando eravamo arrivati.

Finiamo la nostra cena bevendo altri due calici, questa volta di Merlot Zonta, con profumi fantastici, ottima chiusura di una piacevole serata.

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Va da se che consigliamo vivamente una visita a questo storico locale per una cena o anche solo per un aperitivo, ho letto sulla lavagna uno spritz al rabarbaro e china che mi invitava moltissimo!

Ultimo appunto, si narra che Hemingway sia passato da qui, non ho ben capito se per soggiornarvi o per quale altro motivo, ma so che ci venne in tempo di guerra e poi più avanti ci tornò per suo piacere personale. Una targa all’esterno del locale ne fissa l’evento.

Ps. Conto perfetto!

Pps. Da segnalare una mostra fotografica alle pareti di un fotografo molto bravo, Piero Martinello, una serie di ritratti di piacevole fattezza, qui il suo sito http://pieromartinello.com/photography/portfolio/bar-portraits/